#Il treno dei bambini
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A volte ti ama di più chi ti lascia andare che chi ti trattiene.
Il treno dei bambini - Viola Ardone
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Certe volte ti vuole più bene e chi ti lascia andare, piuttosto che chi ti trattiene.
dal TRENO DEI BAMBINI
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Estrenos en cine y streaming
#the sticky#black doves#il treno dei bambini#mary netflix#campamento con mamá#white bird#a different man
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Ho lasciato che il tempo passasse e adesso è tardi.
Viola Ardone, Il treno dei bambini
#viola ardone#citazione libro#citazione#libro#letteratura#solitudine#tempo#tardi#tempismo#tempo giusto#passare del tempo#rimpianti#rimpianto#il treno dei bambini
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Il Treno dei Bambini: un viaggio nel cuore del dolore e della speranza
di Jacopo Scafaro “Il Treno dei Bambini”: un viaggio nel cuore del dolore e della speranza Abbiamo visto e recensito il film uscito da poco su Netflix.Il Treno dei Bambini ci porta in un’Italia segnata dalla guerra, dove il sacrificio di una madre e il coraggio di un bambino si intrecciano in un atto di speranza. Con le interpretazioni di Serena Rossi e Barbara Ronchi e la musica di Nicola…
#Barbara ronchi#Christian Cervone#Cristina Comencini#film#il treno dei bambini#italia#napoli#Netflix#Nicola piovani#Serena rossi#Viola Ardone
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Full Trailer for Italian Movie 'The Children's Train' Debuting on Netflix News Buzz
Full Trailer for Italian Movie ‘The Children’s Train�� Debuting on Netflix by Alex Billington October 21, 2024Source: YouTube “He forgot everything up North, even his mom.” Netflix has unveiled the official trailer for The Children’s Train, a story set in Italy right after World War II about kids being sent to the north of the country. Based on Viola Ardone’s bestselling novel “Il Treno dei…
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#cristina comencini#foreign films#il treno dei bambini#netflix#the children&039;s train#to watch#trailer#viola ardone#world war ii#wwii movie#wwii series
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Il treno dei bambini di Viola Ardone: Un viaggio di speranza e crescita nella Napoli del dopoguerra. Recensione di Alessandria today
La commovente storia di un bambino e di un’Italia che si rialza dopo la guerra
La commovente storia di un bambino e di un’Italia che si rialza dopo la guerra Il romanzo Il treno dei bambini di Viola Ardone, pubblicato da Einaudi nel 2019, racconta la storia di Amerigo, un bambino di sette anni che lascia la sua Napoli nel 1946 per affrontare un lungo viaggio verso il Nord Italia. Insieme a migliaia di altri bambini del Sud, Amerigo partecipa a un’iniziativa del Partito…
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V. Ardone - OLIVA DENARO. “Che colpa ne ho se sono nata femmina?”
V. Ardone – OLIVA DENARO. “Che colpa ne ho se sono nata femmina?”
In questi ultimi anni ho letto tante storie di donne. A giudicare dalle loro vite travagliate, tutte potrebbero essersi poste la stessa domanda che si è posta Oliva: “Che colpa ne ho se sono nata femmina?” Eppure, non tutto è già scritto nel nostro destino di femmine. La storia dimostra che, sebbene molte cose restino immutabili nel tempo, molte altre sono cambiate nel corso dei secoli,…
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#Femminile singolare#Girolibro Selvazzano#Il treno dei bambini#processo per stupro#Questioni di genere#Viola Ardone
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In questa scuola la maestra è un maschio e si chiama signor Ferrari. E' giovane, non ha i baffi e tiene la erre moscia. Dice agli altri che io sono uno dei bambini del treno e che mi devono accogliere e farmi sentire a casa mia. A casa mia non avevo niente, penso. Quindi è meglio che mi accolgono come a casa loro.
Il treno dei bambini, Viola Ardone
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Conoscete la storia del "tempo che passa", vero?
Già. L'avrete sentito dire a tantissime persone, anche voi l'avrete detto molte volte.
Il tempo passa, anzi scorre fra le nostre dita e spesso non ce ne accorgiamo. Impegnati a vivere gli attimi della vita che, se sommati, formano il tempo.
Vivere, già... bisogna avere anche una buona dose di fortuna per vivere; diversamente si sopravvive.
"Il tempo passa" e lo sappiamo tutti, ma arrivano dei momenti nella vita in cui effettivamente ce ne accorgiamo. Ci rendiamo conto che il tempo è passato, come se tutto d'un tratto ci svegliassimo da un torpore. Come se ci fossimo assopiti sul treno, durante un viaggio, svegliandoci di soprassalto al sentire un voce gracchiante da un altoparlante di una stazione.
In questi giorni intensi ho avuto delle concrete prese di coscienza del tempo che passa.
Figli. Questo mese di settembre sono riprese le scuole, ho visto i ragazzi per le vie della città con i loro zainetti e cartellette avviarsi in lunghe file verso le proprie scuole. Ho visto genitori accompagnare i bambini con i loro piccoli zainetti verso le scuole dell'infanzia o di primo grado.
Così mentre li osservavo ho pensato ai miei figli. All'autonomia che hanno i ragazzi universitari.
Non hanno più bisogno di me, dei passaggi o dei trasporti. Dei colloqui con i docenti e delle presenze nello studio.
Santo cielo, sono uomini che si organizzano e hanno appuntamenti di studio e corsi, e lezioni.
Di pranzi o cene con gli amici, di viaggi nel fine settimana e di discussioni e pensieri. Hanno sempre fretta, come se avessero un cronometro messo nel cervello.
Vorrei dire ogni tanto a ognuno di loro: "Riposati"; poi penso a quando li esortavo a studiare e non "perdere tempo".
Ma il tempo non si perde, esso scorre. Sta a noi decidere se viverlo appieno o lasciarlo scivolare inerti.
Madre. Che la tua ragione sta sfumando, non averne a male se ti ho portato in un posto dove ti aiuteranno. Spero di riportarti presto a casa, per vederti ancora tra i tuoi ricordi e le cose a te care. Sistemo casa tua e vedo le foto in bianco e nero o con quei colori anni ottanta. Quante volte le ho viste, ma con la tua presenza andavano in secondo piano. Ora nel silenzio dell'assenza pesano come pietre miliari, segnando la strada del tempo passato.
Il tempo passa. Venticinque anni sono passati dalla sepoltura di mio padre. In questi giorni è stato riesumato.
Mio padre, non ha mai mollato nella vita. Testa bassa e lavoro, fino allo stremo.
Solo un cancro lo ha sconfitto prematuramente.
Così ho assistito alla sua esumazione, pensavano di trovare ossa i necrofori. Ma lo avevano assicurato per la loro esperienza nel settore: "Deve sapere che dopo venticinque anni saranno solo ossa"; mi hanno detto.
Mio padre invece non si è consumato, ha resistito.
Ho avuto pietà per quei resti umani, ho avuto pietà per me che sono restato umano.
Ho sussurrato "Scusa", a quei resti. Perché di scuse ne avevo tante da porgere a mio padre, usando la mia bocca. Perché di scuse me ne doveva anche lui, con la sua bocca.
Così in questi giorni mi sono svegliato a una stazione, a bordo di un vagone, per via di una voce gracchiante dal profondo della mia anima. Sono risvegli duri, che ti lasciano un po' stordito, con quel malessere diffuso.
Il tempo passa e lo sa solo il cielo di quanto ne ho sprecato.
Mi domando se riuscirò, per quanto mi rimarrà di vivere, di sentirmi completato. Ma poi penso al fatto che, ognuno di noi, ha più tempo che vita.
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Bella risposta ai gretini
Alla cassa di un supermercato una signora anziana sceglie un sacchetto di plastica per metterci i suoi acquisti.
La cassiera le rimprovera di non adeguarsi all’ecologia e gli dice:
“La tua generazione non comprende semplicemente il movimento ecologico. Noi giovani stiamo pagando per la vecchia generazione che ha sprecato tutte le risorse! “
La vecchietta si scusa con la cassiera e spiega:
“Mi dispiace, non c’era nessun movimento ecologista al mio tempo.”
Mentre lei lascia la cassa, affranta, la cassiera aggiunge:
” Sono persone come voi che hanno rovinato tutte le risorse a nostre spese. E ‘ vero, non si faceva assolutamente caso alla protezione dell’ambiente nel tuo tempo.”
Allora, un pò arrabbiata, la vecchia signora fa osservare che all’epoca restituivamo le bottiglie di vetro registrate al negozio. Il negozio le rimandava in fabbrica per essere lavate, sterilizzate e utilizzate nuovamente: le bottiglie erano riciclate. La carta e i sacchetti di carta si usavano più volte e quando erano ormai inutilizzabili si usavano per accendere il fuoco. Non c’era il “residuo” e l’umido si dava da mangiare agli animali.
Ma noi non conoscevamo il movimento ecologista.
E poi aggiunge:
“Ai miei tempi salivamo le scale a piedi: non avevamo le scale mobili e pochi ascensori.
Non si usava l’auto ogni volta che bisognava muoversi di due strade: camminavamo fino al negozio all’angolo.
Ma, è vero, noi non conoscevamo il movimento ambientalista.
Non si conoscevano i pannolini usa e getta: si lavavano i pannolini dei neonati.
Facevamo asciugare i vestiti fuori su una corda.
Avevamo una sveglia che caricavamo la sera.
In cucina, ci si attivava per preparare i pasti; non si disponeva di tutti questi aggeggi elettrici specializzati per preparare tutto senza sforzi e che mangiano tutti i watt che Enel produce.
Quando si imballavano degli elementi fragili da inviare per posta, si usava come imbottitura della carta da giornale o dalla ovatta, in scatole già usate, non bolle di polistirolo o di plastica.
Non avevamo i tosaerba a benzina o trattori: si usava l’olio di gomito per falciare il prato.
Lavoravamo fisicamente; non avevamo bisogno di andare in una palestra per correre sul tapis roulant che funzionano con l’elettricità.
Ma, è vero, noi non conoscevamo il movimento ambientalista.
Bevevamo l’acqua alla fontana quando avevamo sete.
Non avevamo tazze o bottiglie di plastica da gettare.
Si riempivano le penne in una bottiglia d’inchiostro invece di comprare una nuova penna ogni volta.
Rimpiazzavamo le lame di rasoio invece di gettare il rasoio intero dopo alcuni usi.
Ma, è vero, noi non conoscevamo il movimento ambientalista.
Le persone prendevano il bus, la metro, il treno e i bambini si recavano a scuola in bicicletta o a piedi invece di usare la macchina di famiglia con la mamma come un servizio di taxi 24 h su 24. Bambini tenevano lo stesso astuccio per diversi anni, i quaderni continuavano da un anno all’altro, le matite, gomme temperamatite e altri accessori duravano fintanto che potevano, non un astuccio tutti gli anni e dei quaderni gettati a fine giugno, nuovi: matite e gomme con un nuovo slogan ad ogni occasione.
Ma, è vero, noi non conoscevamo il movimento ecologista!
C’era solo una presa di corrente per stanza, e non una serie multipresa per alimentare tutta la panoplia degli accessori elettrici indispensabili ai giovani di oggi.
Allora non farmi arrabbiare col tuo movimento ecologista!
Tutto quello che si lamenta, è di non aver avuto abbastanza presto la pillola, per evitare di generare la generazione di giovani idioti come voi, che si immagina di aver inventato tutto, a cominciare dal lavoro, che non sanno scrivere 10 linee senza fare 20 errori di ortografia, che non hanno mai aperto un libro oltre che dei fumetti, che non sanno chi ha scritto il bolero di Ravel…( che pensano sia un grande sarto), che non sanno dove passa il Danubio quando proponi loro la scelta tra Vienna o Atene, ecc.
Ma che credono comunque poter dare lezioni agli altri, dall’alto della loro ignoranza!
Fonte: blog decideilpopolo.it
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Non so se tu mi manchi e non ho ancora capito in che modo mi mancherai. La lontananza tra noi è diventata un'abitudine. Abbiamo disertato tanti appuntamenti. Dal momento in cui mi hai messo su quel treno, io e te abbiamo preso binari diversi, che non si sono più incrociati. Ma adesso che la distanza è incolmabile e so che non ti incontrerò più, mi viene il dubbio che sia stato tutto un equivoco, tra me e te. Un amore fatto di malintesi.
Il treno dei bambini - Viola Ardone
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Devi far sedere la tua anima e farla concentrare sulla Vigna per più di trenta secondi, il tempo che ti ruba un Reel inutile su i cosiddetti “Social”. Questo perché la tua anima ha bisogno di far sedimentare quello che i sensi le fanno percepire. È un esercizio che certi monaci o esseri spirituali chiamano “meditazione” ma che è semplicemente dare valore al tuo tempo. Ecco, ad esempio, la Vigna, se tu la guardi semplicemente è un filare continuo e ripetuto di piante della vite. Questa constatazione però non è degna di te che sei, o dovresti essere, un essere vivente, un’anima pensante in un corpo recettivo. Usa gli occhi. Vedi l’azzurro del mare ed il crepuscolo che si avvicina, il cielo perdere forza e dare alle foglie delle viti un colore intenso ed intimo non quello splendente e forte che hanno durante il giorno. Vedi le nuvole, li ad occidente, arrossare ed illuminarsi sempre più intensamente, coperte dall’ondeggiare delle chiome ad ombrello degli antichi pini. Sono gli attimi che portano i ricordi ed in cui la memoria distilla il giorno preparando attori e sceneggiature per i prossimi sogni. Ora ascoltiamo il mondo. Il vento, instancabile maratoneta, sale dal mare o scende precipitoso verso di esso, facendo frusciare le foglie e portandoti la discussione paesana che le Ciaule hanno nel cielo, chiamandosi e rispondendosi fin quando il grido infinito di un Cacciavento, non le zittisce e le porta a nascondersi su rami o sui fili della luce. Aspettano composti che il rapace torni verso l’alto monte, tra gli aerei abissi da dove domina il mondo. Senti le voci della spiaggia, il vociare dei bambini, il metallico e ritmico correre di un treno, il suono della corriera, lo scoppiettio dei motorini. Il suono è parte dell’uomo, per questo le viti in silenzio, ascoltano curiose, scrivendo nei loro acini, le canzoni della gioia per quando sarà festa o per quando vi saranno dolori da combattere. La Vigna vive di santa eternità e prova ne è l’amore che dona agli uomini. Ora i profumi. Profumo di resina dei pini, intenso, liberatorio, quasi una medicina miracolosa. L’odore del vento, odore umido del mare, odore secco del monte, fatto di cardi arsi e di ulivi eterni. Odori caldi d’estate ed odori secchi e taglienti d’inverno che la vigna percepisce e di cui nutre i suoi grappoli, custodendo il sapore della terra nel loro sangue e trasformandolo con il sole in zucchero ed ebrezza perché la Vigna è la magia della natura, il cantastorie delle stagioni. I suoi filari si allungano a vivere nel sole, le sue radici raccolgono l’anima della terra. Per questo la Vigna è come una donna che dona ebrezza, che ci rivela la bellezza e l’essenza della natura: il mutare, il divenire, l’essere. Perché la vigna è una bambina a cui devi dare attenzione, cura, la protezione di un padre, l’amore di una madre. Ogni giorno chiede la tua presenza, ogni notte sogna le tue carezze. Il tuo passo tra quelle zolle grosse e secche, è quello che aveva tuo padre, e tutti padri che ci sono stati prima di lui. Sono i passi del tempo, che va e torna, che viene a potare, ad aggiustare tralci e pali, a raccogliere per creare. Ecco, ora puoi andare a rincorrere Reel e relazionarti con le frasi di un bambino non più lunghe di uno sguardo. Non ti ho fatto perdere tempo, ti mostrato quello che la tua anima non sa dirti.
You have to make your soul sit and focus on the Vineyard for more than thirty seconds, the time that a useless Reel on so-called "Social Media" steals from you. This is because your soul needs to settle what its senses perceive. It is an exercise that certain monks or spiritual beings call "meditation" but which is simply giving value to your time. Here, for example, is the Vineyard, if you look at it simply it is a continuous and repeated row of vine plants. However, this observation is not worthy of you who are, or should be, a living being, a thinking soul in a receptive body. Use your eyes. You see the blue of the sea and the approaching twilight, the sky lose strength and give the leaves of the vines an intense and intimate color, not the bright and strong one they have during the day. You see the clouds, there in the west, reddening and lighting up more and more intensely, covered by the swaying umbrella-shaped crowns of the ancient pine trees. They are the moments that bring memories and in which memory distills the day, preparing actors and scripts for future dreams. Now let's listen to the world. The wind, a tireless marathon runner, rises from the sea or descends hastily towards it, rustling the leaves and bringing you the village discussion that the Ciaule have in the sky, calling and answering each other until the infinite cry of a Cacciavento silences them and brings them to hide on branches or on electricity wires. They wait calmly for the bird of prey to return to the high mountains, among the airy abysses from where it dominates the world. You hear the voices of the beach, the shouting of children, the metallic and rhythmic running of a train, the sound of the bus, the crackling of motorbikes. Sound is part of man, for this reason the vines listen curiously in silence, writing in their grapes the songs of joy for when there will be a celebration or for when there will be pain to fight. The Vineyard lives in holy eternity and proof of this is the love that it gives to men. Now the perfumes. Scent of pine resin, intense, liberating, almost a miracle medicine. The smell of the wind, the humid smell of the sea, the dry smell of the mountain, made of burnt thistles and eternal olive trees. Warm smells in summer and dry, sharp smells in winter that the vineyard perceives and nourishes its bunches of, keeping the flavor of the earth in their blood and transforming it with the sun into sugar and exhilaration because the Vineyard is the magic of nature , the storyteller of the seasons. Its rows stretch out to live in the sun, its roots collect the soul of the earth. For this reason the Vineyard is like a woman who gives exhilaration, who reveals to us the beauty and essence of nature: changing, becoming, being. Because the vineyard is a little girl to whom you must give attention, care, the protection of a father, the love of a mother. Every day she asks for your presence, every night she dreams of your caresses. Your step among those large, dry clods is the one your father had, and all the fathers who were there before him. They are the steps of time, which comes and goes, which comes to prune, to adjust branches and poles, to collect to create. Here, now you can go chasing Reel and relate to a child's sentences no longer than a glance. I didn't waste your time, I showed you what your soul can't tell you.
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Treno in ritardo. Scrivo una cosa qui. Camminata sotto il sole cocente. Timbro. Compro un cappellino su vinted. Leggo le mail. Mando una mail in segreteria che la macchinetta per timbrare mi odia e mi ha sballato la giornata di ieri. Salgo su da A (come ogni mattina), è in lab, le do una mano. Trovo V, mi offre un caffè e scappa giù. Torno a lavoro. Arriva F, ha il collo bloccato e una crema in mano. Spalmo la crema sul collo di F. Dottoranda offre cornetti a tutti. Cornetto e caffè. Mi chiama un numero che non conosco, è quella che si occupa delle presenze, mi dice di passare da lei, ma non so dove. Dice che passa lei. Sulla soglia appare l'elfo che mi dice dei giorni lavorativi di Agosto e di come non farmi un giorno in sede. Arriva la tizia di presenze, mi chiede se voglio un caffè, rifiuto. Andiamo a vedere la macchinetta e niente, c'ha i problemi. Mi dice di continuare a fare segnalazione se ci sono problemi. Sono le 12. Lancio un comando e attendo.
Pranzo, chiacchiere, caffè, disegno. Mi chiedono una marea di grafici inutili. Mi stampo 2 locandine disegnate da me. Vorrei riempirmi il muro alle spalle di disegni e locandine. Disegno il lupo di Fantastic Mr. Fox con il braccio alzato. Sono le 5, il tempo passa rapido. Mando i grafici. Finisco i compiti del giorno. Stimbro.
Con F vado in libreria. Finiamo nel reparto bambini perché deve fare un regalo alla figlia di una sua amica. Compro degli sticker simpatici per A. F mi accompagna a prendere degli occhiali da sole e poi la accompagno sotto casa. M mi chiama, è in giro con un'amica e mi chiede se mi voglio aggregare. Vado da M e l'amica, parliamo un po' e si fanno le 21. Piglio il treno, mi vedo Spagna Francia. Torno a casa, doccia, cena, crollo sul letto stanco. Sono convinto di non aver fatto nulla di che.
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A volte ti ama di più chi ti lascia andare che chi trattiene
Viola Ardone, Il treno dei bambini
#citazione libro#amore#citazione#libro#letteratura#solitudine#abbandono#lasciare andare#solo#viola ardone#il treno dei bambini#comunismo
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TRINITY BLOOD
RAGE AGAINST THE MOONS
(Storia: Sunao Yoshida // Illustrazioni: Thores Shibamoto)
Vol. 1 - From the Empire
WITCH HUNT - Capitolo 3
Traduzione italiana di jadarnr dai volumi inglesi editi da Tokyopop.
Sentitevi liberi di condividere, ma fatelo per piacere mantenendo i credits e il link al post originale 🙏
Grazie a @trinitybloodbr per il suo prezioso contributo alla revisione sul testo originale giapponese ✨
“Qui è dove i nostri cammini si separano, Eris.” Annunciò Abel.
Era già passato il tramonto, ma la Stazione Centrale brulicava ancora di viaggiatori in arrivo o in partenza dalla città.
“Sorella Louise ti accompagnerà per il resto del viaggio. Per piacere, comportati bene.”
“Molto piacere di conoscerti, Eris.” Disse gentilmente Sorella Louise.
Eris si limitò a fissare la mano della giovane suora sorridente, tesa verso di lei. Poi si voltò verso Abel lanciandogli un’occhiata contrariata. Ma il prete non stava guardando verso di lei, sembrava perso nei suoi pensieri.
“Ma tu… non vieni?” Gli chiese.
“Purtroppo ho ancora del lavoro da fare... e devo farlo da sol—ahi!”
Eris iniziò a guardarsi intorno, ignorando il prete che saltellava tenendosi lo stinco che lei aveva appena preso a calci. “C’è per caso un bagno qui vicino?”
“Ci saranno le toilette a bordo del treno.” Rispose Abel.
“Ma non riesco a farla quando il treno si muove!” Piagnucolò la ragazzina.
Il prete guardò il viso imbronciato di Eris e si dichiarò sconfitto.
“Sei sempre la solita. Sorella Louise, a che ora è il treno? Alle otto e dieci? Binario 5? Bene, allora Eris andiamo. Ho visto che ci sono dei bagni laggiù.”
“In che senso andiamo? Dove pensi di andare tu?”
“Andremo insieme così non ti caccerai nei guai. Sorella Louise, potrebbe aspettarci al binario? Grazie.” Annunciò Abel, afferrando la ragazzina ancora riluttante per un braccio e trascinandola con sé attraverso la lobby affollata. Shuttle mandati dagli hotel a raccogliere i turisti in arrivo, ragazzini che pulivano le scarpe per pochi centesimi e venditori di ogni tipo continuavano ad intralciarli. Abel e Eris si fermarono davanti ad un chiosco che vendeva ninnoli per bambini. Abel scelse un portachiavi che aveva attirato la sua attenzione e lo acquistò, nonostante le sue poche liquidità.
“Ecco a te.” Disse.
“E’ per me?” Chiese Eris sorpresa.
Era un piccolo gatto nero di peluche. Abel attaccò il portachiavi allo zaino della ragazzina. “Un regalo di addio. Ti piacciono i gatti, vero?” Chiese.
“Mi piacciono un sacco! Grazie mille!” Esclamò, genuinamente felice.
“Prego.” Le sorrise il prete.
Abel riprese a camminare, con la sua solita aria goffa. Aveva sul viso un’espressione più dolce del solito, e guardava la folla che si agitava intorno a lui con occhi che esprimevano amore per tutto il mondo.
“Hai mai avuto gatti?” Chiese, cercando di avviare una conversazione.
“Un tempo ne avevo tanti, quando i miei veri genitori erano ancora vivi.”
Il sorriso del prete scomparve per un momento.
Eris si rese conto di quello che aveva appena detto e cercò di sdrammatizzare. “Non è niente. E’ successo molto tempo fa.” Lo rassicurò.
“Mamma e papà… si sono suicidati.” Continuò mentre schivava una signora paffuta che vendeva succhi di frutta.
“Un suicidio?” Chiese Abel sorpreso.
“E’ stato un doppio suicidio, ma suppongo si possa dire che sono stata io ad ucciderli.”
Abel era definitivamente confuso. Non ha appena detto che si era trattato di un suicidio? Non chiese nulla di ciò che gli stava passando per la mente, ma continuò semplicemente a camminare a fianco della ragazzina.
“Mi dispiace.” Mormorò.
“Ti ho detto che non è niente. Non ti preoccupare.” Rispose lei, rivolgendogli un sorriso smagliante, scostandosi una ciocca di capelli dorati. “Non sono il tipo da scoraggiarmi per così poco.”
“Allora sei una persona molto forte.”
“Se non fossi stata così, non sarei potuta sopravvivere. Sarei stata una facile preda per chiunque. Ma suppongo che chi vive una vita tranquilla all’interno di una chiesa non possa capirlo.”
“Mi spiace.” Era tutto quello che il prete riusciva a dire.
“Il mondo è pieno di nemici. Se mostri debolezza verrai ucciso.” Concluse Eris come parlando tra sé e sè, con sguardo duro.
Abel la guardò con aria triste. Qualunque parola di conforto le avesse rivolto, l’avrebbe respinta. “Eris, tu non sei sola. Ci sono io dalla tua parte.” Le disse dolcemente.
“Che intendi dire?” Chiese lei, sorpresa da quelle parole.
“Non devi farti nemico il mondo, e non sei sola. Non finché ci sarò io al tuo fianco.”
Eris alzò gli occhi verso il prete alto e goffo che camminava accanto a lei con uno sguardo di disprezzo. Poi un sorriso ironico le si formò sulle labbra.
“Stai per caso provandoci con me?”
“Uh? C—cosa?” Balbettò Abel impallidendo. “No. Uh, no. Io.. ehm… sono… ehm… un prete. Non mi è permesso provarci con nessuno. Non ci sto provando con nessuno.” Continuò a balbettare guardandosi intorno imbarazzato.
“Uff, che palle.” Ribatté Eris, mettendogli il broncio con il sorriso malizioso di un gatto che gioca col topo. Poi allungò delicatamente un dito e lo andò a posare sulla fronte di Abel.
“Per un po’ sono stata felice, Padre, quindi…”
“Quindi?” Ripetè lui curioso.
“Mi spiace davvero.” Disse Eris con il suo solito tono malizioso.
Il mondo del prete piombò improvvisamente nell’oscurità.
“Ugh.” Grugnì Abel.
Dove sono? Si chiese, trovandosi di fronte ad una porta di acciaio alla fine di un lungo corridoio. Fino ad un momento prima era…
Cercò di schiarirsi la voce e parlare, ma non uscì alcun suono decifrabile. Non ricordava nulla. Ma quella porta di acciaio aveva qualcosa di familiare… qualcosa di spiacevole. Ma anche quei ricordi sembravano essere scomparsi dalla sua memoria.
Dalle finestre del corridoio si vedeva un paesaggio blu. Siccome il cielo era pieno di stelle, ipotizzò che fosse notte. Ma il pavimento sotto di lui emetteva una luce abbagliante.
Sentì il suo cuore aumentare i battiti.
Sotto i suoi piedi si estendeva un’enorme sfera blu. Un bellissimo pianeta con sfumature di marrone e verde contro un meraviglioso blu cobalto. Bianche scie di nuvole lo ricoprivano in alcuni punti, muovendosi lentamente.
Guardò verso la porta di acciaio e fece un profondo respiro. C’era qualcosa dentro di lui che scalpitava per uscire. Una presenza scura ed incredibilmente sinistra aveva iniziato a muoversi, rompendo il sigillo che teneva chiusi i suoi ricordi del passato.
Abel appoggiò delicatamente la mano sulla porta, che brillava debolmente. La porta si aprì silenziosamente e la luce fu sostituita da un’infinita oscurità.
“Ciao, Abel. Sei in ritardo.” La figura di un uomo alto si voltò verso di lui.
Nell’oscurità, Abel non riusciva a distinguerne il viso, ma lo riconobbe lo stesso. Sapeva che sotto i capelli biondi si nascondeva un volto di una bellezza di porcellana e con un sorriso gentile. Ma cos’era quell’odore soffocante di sangue? E cosa teneva in mano l’uomo?
“Dovresti essere contento. L’elemento negativo è stato eliminato.” Porse ad Abel qualcosa perché lo vedesse. L’odore di putrefazione si fece più intenso. “Ora non rimane più nessuno ad ostacolare il nostro piano. Il traditore non è più in vita.”
Quando la luce illuminò cosa teneva in mano l’uomo, Abel scoprì che si trattava della testa di una dea dai capelli rossi e la pelle scura—
In quel momento, dalla gola di Abel scaturì un urlo silenzioso…
“E’ successo qualcosa, Padre?”
“”Eh?”
Abel sbatté gli occhi, trovandosi davanti un grassottello impiegato della stazione che lo stava guardando con aria preoccupata. “C’è qualche problema? Non si sente bene?”
“Sentirmi bene?” Ripetè Abel. Aveva la fronte imperlata di sudore. Era confuso ed aveva la nausea.
Intorno a lui c’era lo stesso trambusto di poco prima: un flusso intenso di persone che andavano e venivano. Ma alcuni di loro si erano fermati a guardarlo, chiedendosi cosa stesse succedendo.
“E’ molto pallido.” Insistette l’impiegato. “Vuole che la accompagni al punto di primo soccorso?”
“Ah, no. Sto bene. Mi scusi.”
Scosse violentemente la testa, come per liberarsi da ragnatele invisibili. Ricordava Eris che lo toccava sulla fronte, e poi era diventato tutto nero.
Dov’era Eris?
“Eris?!” Gridò.
Abel si guardò intorno in preda al panico, scandagliando freneticamente la stazione in cerca della ragazzina, ma di Eris non c’era traccia.
#abel nightroad#trinity blood#sunao yoshida#rage against the moons#trinity blood novels#traduzione italiana#eriswasmayer#thores shibamoto#witch hunt
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